CRITICA

L’arte di rendere percepibile – visibile e udibile – quell’ elemento marginale che interessa solo l’attenzione periferica ma che diventa fulcro dell’esperienza olistica impegna tutto l’operato di Gian Luca Galavotti. Come gli 8Hz non sono udibili se non coinvolti in un’esecuzione tonale binaurale a 432 Hz, cosi un attrattore cognitivo determinante – come il rosso di un vestito o il punto esclamativo di una frase – non è definibile tale se non zoomato nel proprio contesto così da evidenziare la sua essenzialità. Galavotti effettua questo processo non solo attraverso un ingrandimento mirato, ma anche tramite una depauperazione cromatica della raffigurazione. Il contrasto sottolinea gli elementi divergenti e definisce le forme. Ma senza la melodia binaria non giungerebbe mai al nostro orecchio la frequenza aurea e senza la contestualizzazione sommaria e monocroma non emergerebbe mai al nostro occhio il punto di colore. Così evidenziato il singolo elemento diventa oggetto di infinite interpretazioni e ri-contestualizzazioni, poiché da un semplice segno di interpunzione si è trasformato – grazie all’intervento creativo – in un feromone dello storytelling. 

Denitza Nedkova

Mostra Personale “BACIAMI ANCORA” – 2019

Se è vero che la geometria della vita va sistemando le sensazioni con morbidi echi di sussulto, ed è mare uguale goccia dello stesso oceano, la forma del silenzio sineddocale delle tele di Gian Luca Galavotti ne è la poetica grafica. La presenza afona delle sue creazioni affida all’ideastesia delle forme tutta la sua espressività. Si aprono numerose finestre attenzionali che zoomano lo sguardo su dettagli – ritagli di sguardi – che richiamano interi sistemi semantici nella memoria. Una narrazione costruita da frasi semplici di pochi morfemi, dove ogni lessema o parte di esso è sufficiente per attivare la sequenza cognitiva. E arte è fatta. E’ in questo unico attimo- dove l’attivazione di concetti produce esperienza fenomenica – che si consuma l’unicità dell’opera – quella che la renderà un concetto mentale nuovo che, a sua volta, evocherà un esperire nuovo.  Perché l’arte accade quando l’intensità del significato prodotto da una certa creazione e l’intensità delle esperienze indotte da essa sono bilanciate.

Denitza Nedkova – 2018

Mostra Personale “UN MONDO DI COLORE”

Prima o poi capita a tutti di incontrare un segnale stradale che non riesce a decifrare perchè non lo conosce o non lo ricorda e prima o poi capita a tutti di perdersi per questa ragione… Gian Luca Galavotti, invece, non conosce la frustrazione dell’incomprensione, non teme i sistemi linguistici strutturati e codificati.
L’artista approccia il mondo innaturale dei segni con lo sguardo del bambino: ogni cosa è interessante, ogni cosa va vista a sé è conosciuta per quello che è ora e per quello che è stata o potrà essere.
La raffinata geometria delle forme, la limpidezza dei colori e la sterilità dell’ambientazione aiutano lo sguardo a concentrarsi e la mente ad estrarsi dai propri standard lessicali. Non si tratta più di una lettura, di un riconoscimento della “cosa” bensì della sua trasformazione in evento estetico a se stante, sradicato dalla narrazione della quotidianità.

Non è abbastanza fare dei passi che un giorno ci condurranno alla meta, ogni passo deve essere lui stesso uno meta, nello stesso momento in cui ci porta avanti.” (Goethe)

Denitza Nedkova – 2017

Mostra Personale “LIBERI DI ANDARE”

Gian Luca Galavotti trasforma la banale segnaletica stradale e le sagome delle stesse strade ed edifici nelle parole di un linguaggio sobrio e diretto, che si esprime in campiture di colori chiari e in rettilinei precisi e rigorosi. Il risultato e` un geometrismo che, per la sua frammentarieta`, potrebbe essere definito astratto ma anche lirico, in quanto i segni perdono la loro imperativita` e diventano propositivi per l`immaginazione dello spettatore. L`artificiale ordine, creato ed imposto dall`uomo, di come comportarsi nei luogi pubblici è “rotto” in mille pezzi che ricompongono la citta` nel mondo visionario e libero dell`artista. Dietro ogni angolo, dopo ogni segnale c`e` l`imprevedibile fantasia di chi guarda. Imprevedibile, instabile e inconsueto è, in fondo, anche il mondo contemporaneo

Denitza Nedkova – 2014

Andare, fermare, girare, attendere. La pittura segnica di Gian Luca Galavotti, apparentemente statica, implica una serie di movimenti guidati, imposti da segnali convenzionali e standardizzati che sollecitano automatismi comportamentali. Decontestualizzati, frammentati, questi segni di colori accesi perdono le loro imperatività, acquistando le caratteristiche del cielo, della piazza, del mondo in cui sono posti. Il processo artistico di segnalare i segnali attivato da Galavotti rappresenta un atto di liberazione dalle mere costrizioni che noi stessi ci imponiamo nell’illusione di un ordine segnaletico.

Denitza Nedkova – 2013

Opere dettate dall’analisi del particolare, che evidenzia la capacità dell’artista di saper gestire le emozioni, filtrando visioni espressive della realtà che lo circonda. Tecnica e segno sono ottime prerogative per una ricerca che semplifica il rapporto sogno-realtà. Nelle sue opere si evidenziano frammenti intuitivi delle sue evocazioni oculari, soffermandosi su definiti segni e percettibili silenzi. I colori offrono una sapienza gestuale dalle armonie cromatiche, dosate con notevole capacità espressiva. Analisi dell’oggetto, resa minuziosa dalla sua raffinata pulsione nel saper definire spazi cromatici. Un sogno intimo, un voler esprimere con la sua creatività, relazioni efficaci fra segno e colore.

Mariarosaria Belgiovine – 2010

Nei dettagli di un’idea

Inaspettati frammenti di città, i dettagli architettonici costituiscono le fondamenta dell’emblematica urbe creativa eretta dall’artista modenese Gian Luca Galavotti al di sopra del suo immaginario. Le sue inedite rappresentazioni sono architetture d’un tempo, scisse tra fasti classici ed edifici moderni che vengono rivisitati da un occhio analitico: lo sguardo del pittore. E’, infatti, nei dettagli di un’idea che si nasconde il genio creativo di Galavotti, acuto interprete di un profondo mutamento architettonico avvenuto nel corso dei secoli e che accresce quel divario tra antico e moderno che il nostro modo di sentire riesce a percepire solo in superficie.

Con ampie stesure ad olio Gian Luca Galavotti dipinge tetti, cieli e finestre di una realtà rinnovata e riesce a raccontare questo passaggio al contemporaneo con sobrietà stilistica ed efficacia visiva.

Sabrina Falzone – 2009